Rotta: Marina di Ragusa – Portopalo. Miglia percorse: 44. Tempo: 7 ore.
Ci apprestiamo a lasciare Marina di Ragusa, un buon approdo ben attrezzato e molto vivace. Ultimi controlli prima di mollare gli ormeggi e si salpa. Appena fuori dalla diga di contenimento issiamo randa e apriamo il code zero. Acquisiamo una buona andatura al lasco velocità 7 nodi, ma ci stiamo allontanando parecchio dalla costa. Non abbiamo scelta, per avvicinarci dovremmo poggiare, ma siamo già al limite. Poco male bordeggeremo in modo da raggiungere, nel più breve tempo possibile Porto Palo, un riparo naturale situato davanti a Pachino nella zona più meridionale della Sicilia. Dopo circa 4 miglia primo cambio di mura. Le manovre con il Code zero sono un poco più laboriose, per passare di bordo bisogna rollarlo preventivamente in quanto la vela e troppo grande per sfilare davanti allo strallo del genova. Ci armiamo di pazienza e bordeggiamo danzando con il mutandone. Il mare intanto comincia a svegliarsi grazie anche al vento che gli alita sul collo. Siamo oltre i 14 nodi: è meglio mettere a nanna il code zero e aprire il genoa. Tempo di cambiare mura un paio di volte e il vento gira, per sfruttarlo al meglio con le vele in dotazione dobbiamo uscire di parecchio. Precedentemente, all’altezza di Marina di Modica, avevamo contato le miglia effettive percorse: sono 14 ed il tempo impiegato è di 4 ore. Siamo troppo lenti. Anche se la nostra velocità media è di 6,5 nodi, calcolando il tempo e le miglia che perdiamo per bordeggiare, è come se ci spostassimo a 3,5 nodi. Di questo passo per coprire le 15 miglia che ci rimangono ci vorrebbero più di 4 ore. Questo, sommato al problema dell’ andatura poco performante, induce il capitano a decidere di rollare il genoa e procedere a motore per dimezzare il tempo di arrivo. Dopo poche miglia attraversiamo una zona di fonda destinata alle petroliere che servono l’ antistante raffineria di Pozzallo: sono enormi, sembrano draghi addormentati, gli sfiliamo vicino con silente timore come se avessimo paura di svegliarle. Intanto ci stiamo avvicinando al punto più a sud d’ Italia: l’ Isola Delle Correnti ove vi è un faro circondato da una costruzione che mi ricorda una prigione. Che strana sensazione doppiare il capo più estremo al sud d’Italia! È come lasciarsi alle spalle qualcosa di vecchio e scoprire il nuovo. I miei pensieri ci accompagnano in rada a Porto Palo dove ancoriamo per la notte. Da domani inizia la risalita verso il famigerato stretto di Messina che doppieremo per poi tornare a Porto Rosa la meta finale del nostro periplo della Sicilia.
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