Rotta: Vulcano, porto di ponente – Stromboli Scari. Miglia percorse: 54. Tempo:9 ore.
Il tiepido vento proveniente da nordovest mi regala un intenso odore di uova marce. I vapori di zolfo sgorgano dal fondo marino in un festival di bolle. Siamo ancorati fra le sorelle minori di Basiluzzo, l’ ultima isola prima di Stromboli, Lisca Bianca a dritta e Bottaro a sinistra. Partiti stamane da Vulcano siamo in sosta per il pranzo, nel primo pomeriggio salperemo per Stromboli. La navigazione è stata un trasferimento a motore con poco scarroccio ma con una una discreta deriva con corrente al mascone di sinistra, che ci ha impegnato in diverse correzioni di rotta. Durante la pausa il vento sale a 8 nodi, condizione ideale per issare il code zero. Lasciato Basiluzzo e le sue sorelle ci spariamo una bella veleggiata direzione Stromboli. La nostra intenzione è di risalire il lato est dell’isola per poi cambiare mura e scendere lungo la costa ovest sino alla Sciara del Fuoco, il lato del vulcano da cui scende il magma. Con il vento al mascone di sinistra, che ci permette una andatura di 60 gradi raggiungendo una velocità di crociera di 7 nodi, dovremmo arrivare davanti alla Sciara al tramonto. Tutto ad un tratto un colpo secco ci distoglie dal piacere e ci catapulta nella triste realtà. La drizza del code zero è scesa di una ventina di centimetri: ” Qualcosa si è rotto!” grida il capitano. Di primo acchito sembra che la drizza e lo strallo del mutandone siano integre. Muso al vento lo rolliamo e lo ammainiamo. Dopo un attento controllo verifichiamo che è tutto a posto, il cedimento è da imputare allo strozzascotte della drizza, in porto verificheremo, intanto lo lasciamo riposare e apriamo il genoa. Il capitano decide di cambiare rotta e risalire il vento passando a sud dell’ isola. Intenti nelle manovre, giunti quasi al punto di doppiare la punta Ginostra ci rendiamo conto che il sole si sta spegnendo nel mare. “Tiriamo giù finché vi è un po di luce” dice il capitano. Accompagnati dal tramonto raggiungiamo la Sciara a motore. Ci posizioniamo fra le innumerevoli barche, anche loro come noi, in attesa che il vulcano regali qualche sbuffo di magma. Intanto si fa notte, condizione ideale per lo spettacolo, la bocca del vulcano non si fa attendere e sciorina le sue calde parole di fuoco. Finito lo spettacolo riprendiamo la navigazione in notturna per raggiungere l’approdo di Scari, davanti a punta Lena. Al nostro arrivo ci aspetta una foresta di alberi illuminati, gli scafi delle barche si intravedo appena, ma si sente il caratteristico tintinnio del sartiame che sbatte sull’albero delle imbarcazioni a vela, Sembra di essere a Natale.
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