Rotta: A zonzo per il mare. Miglia percorse: 80. Tempo:19 ore
Venerdì 25 agosto, una buona parte dei lavori sulla barca sono stati eseguiti, a bordo siamo rimasti solo io e il capitano. La partenza per il ritorno alla terra madre è per lunedì. Una giornata di lavoro è più che sufficiente per mettere il Saba a riposo, abbiamo un giorno e mezzo vuoto cosa facciamo? Andiamo a caccia di vento! Un velista è perennemente alla ricerca del vento. Al velista non interessa la destinazione, il paesaggio, il tempo impiegato: al velista interessa solo il vento. È quasi una ossessione, lo vede anche dove non c’è, lo rincorre anche in capo al mondo. Il velista è disposto a rimanere ore fermo, con le vele che penzolano in una terribile bonaccia, pur di riuscire a prendere quell’alito di vento che lo spinga verso la felicità. Andare a vela è una filosofia, non è uno sport, non è turismo marittimo. Andare a vela vuol dire stare nel vento. Forse per gli antichi marinai la locomozione a vela era una necessità, oggi è diventata un bisogno. Il bisogno innato di cavalcare gli elementi, e di misurarsi con essi. Il piacere e la soddisfazione che il velista assapora durante una veleggiata, quando ha le vele gonfie e a segno, sente la carezza del vento, lo schiaffo del mare e percepisce lo strattone che fa balzare lo scafo in avanti, è difficile da spiegare. Questo è quanto è scaturito dalla mia anima in un nanosecondo appena ho sentito il capitano dire: ” Andiamo a caccia di vento”. La caccia in queste 19 ore di veglia è stata spietata e difficile : lunghe attese, rotture e riparazioni, poco vento catturato dalle vele ma messo bene a segno. Due persone accomunate dal mare partite senza una meta alla ricerca della forza motrice bianca, la più pura: la primordiale forza della natura.
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