Rotta: Savona – Nettuno. Miglia percorse: 250. Tempo: 36 ore
Il ritrovo è al porto di Savona, quello che ha il ponte girevole. Sono stato ingaggiato per accompagnare, un broker di Genova: dobbiamo trasferire un Bavaria 42 Cruiser a Nettuno per conto del suo nuovo armatore. Sono le 20 di domenica, sulla passeggiata adiacente alla banchina del porto ci sono le bancarelle di un mercatino, mi chiedo se troverò mai un posto per parcheggiare l’auto in tutto questo bailamme. Ad un tratto, mentre ero ancora dentro il pensiero, scorgo un posto vuoto proprio lungo la passeggiata, proprio dove non lo avrei mai cercato, proprio della lunghezza giusta: proprio vero! Mai dire mai! Parcheggio per bene l’auto che dovrà stazionare per almeno due giorni. Al telefono il broker mi ha detto che la barca è ormeggiata vicino al lavatoio, una bellissima struttura in legno che più che un lavatoio mi ricorda una pagoda. In Banchina, lo trovo intento a far gasolio, insieme al vecchio armatore, sta facendo rifornimento con le taniche in quanto il benzinaio del porto è chiuso. Nel frattempo io perlustro la barca per carpirne i segreti. Tutto regolare: rolla-fiocco, randa con easy bag e trasto sulla tuga con manovra rimandata in pozzetto, come del resto tutte le altre manovre necessarie per la navigazione. Unica cosa strana le due mani sono una a destra e una a sinistra e non appaiate come son solito trovare in pozzetto. Sotto coperta non posso fare a meno di notare di come lo spazio sia ottimizzato al massimo in questo bel 13 metri che gode anche di un’ ottima ergometria. Ancora intento nella mia ispezione, sento provenire dalla apertura del tambuccio la voce del mio compagno: ” Vado a mangiare qualcosa, tu hai mangiato?” ” Si ho mangiato, ci vediamo dopo” rispondo io, sono le 19,30 e la tramontana dice ancora la sua. Mentre venivo giù il forte vento, anche lui come me sceso dal nord, mi spostava la macchina sui cavalcavia, come volesse darmi il benvenuto e fare la mia conoscenza prima dell’ incontro ufficiale in mare. Ottimo! Sarà il nostro alleato per la prima parte della navigazione.
“Salpiamo? Il ponte si apre dopo le 23!” incalza il broker: tiriamo su la scaletta, accendiamo i motori mollo la cima sottovento e di seguito le due trappe. La barca ora è tenuta in ormeggio dalla cima sopravento, dalla spinta del motore e dal timone. Molla! Grida il broker, intanto il vecchio armatore è salito sulla barca ormeggiata di fianco a sinistra per aiutarci ad uscire evitando di abbordarla in quanto l’angolo di uscita essendo molto stretto potrebbe creare delle difficoltà. Mollata l’ ultima cima filiamo via lisci e ci attestiamo un attimo davanti al ponte mobile in attesa che finisca di aprirsi. Il salpare dal porto delle sicurezze verso l’abbraccio incognito di ciò che accadrà è forse la metafora giusta per spiegare ci che provo ogniqualvolta mi imbarco. Il richiamo al mare aperto, sopratutto di notte è in me molto forte, forse retaggio di vecchie storie che mi porto dietro sin da bambino quando fuggivo per esplorare mondi nuovi.
Il viaggio è filato liscio, tutta una tirata in cui ci siamo dati il cambio ogni tre ore al timone, andature: traverso, lasco, poppa. Dopo 36 lunghe ore abbiamo consegnato la barca al suo armatore, in trepidante attesa sul pontile.
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